Susana Miller

su di me


Ho iniziato a ballare il tango perché sentivo il bisogno di dare una svolta positiva alla mia vita, di fare qualcosa di divertente e un po’ trasgressivo. Ero sola, avendo divorziato da poco, quindi era un periodo piuttosto difficile dal punto di vista emotivo e il tango rappresentava una prospettiva interessante. Così ho cominciato a frequentare le poche scuole che c’erano all’epoca. Parliamo di vent’anni fa, i metodi erano diversi e non era una cosa diffusa com’è ora. All’epoca eravamo davvero in pochi. Era il periodo del revival del tango, partito ancora una volta dall’Europa. Alcuni tra quei pochi oggi sono professionisti.

Prima di cominciare a studiare (l’ho fatto per dieci anni) sapevo molto poco del tango. Un denominatore comune per quelli della mia generazione, poiché allora non si ballava il tango. Ne ho vissuto gli ultimi colpi di coda quand’ero ancora una bambina, ma era un tango piuttosto naif, oltre che alla buona.
Accompagnavo mio padre quando andava a sentire Troilo dal vivo; lui non frequentava l’ambiente delle milonghe, ma adorava il tango. Lo ballava con mia madre, a un livello molto basico. Cantava alcuni tanghi; a volte lui e mia madre intonavano un duetto, con me e mia sorella che li stavamo ad ascoltare incantate.

Buenos Aires ha il profumo del tango. La città stessa è tango. Anche se non hai mai frequentato l’ambiente tanguero, lo senti, vedi la gente che lo balla per le strade o nelle feste in famiglia. Ma era il rock, quello che la mia generazione amava, ed era il rock quello che ascoltavo e ballavo.
Quand’ero ancora adolescente ero attratta dall’attività fisica, in particolare dalle discipline legate al ballo e al movimento. Ho fatto yoga, bioenergetica, danza classica; un’esperienza che, al momento di ballare e insegnare il tango, mi ha dato una grande consapevolezza del movimento e del ritmo.
Ho avuto degli ottimi maestri, ma ho imparato soprattutto dai milongueri. Ho ballato anni con i milongueri e ho imparato, attraverso il mio, quello che fanno con il loro corpo.
Sono rimasta catturata dal mondo delle milonghe per diversi anni; era un universo magico e nuovo, che non conoscevo e che esercitava un grande fascino su di me.

Sono tuttora innamorata del tango, della ricchezza intima e musicale dell’abbraccio, della forza spirituale che si scatena quando accetti la tua vulnerabilità.
Il tango mi ha aperto gli occhi; sopravvalutavo la mia capacità di lasciami andare e ho dovuto affrontare la mia paura dell’altro sesso. In seguito ho capito che questo è un limite comune a uomini e donne. Ballare il tango mi ha dato la possibilità di lavorare sulle emozioni che mi facevano stare male (e non solo nel rapporto con gli uomini). Mi ha regalato la gioia di godere di un sincero dialogo tra due corpi, come non succede in nessun’altra danza, proprio a causa del coinvolgimento che richiede, sia a livello spirituale sia fisico. È stato, e lo è ancora, un vero balsamo per la mia anima. Il tango trascende qualunque emozione che non riguardi l’istante eterno e nel contempo effimero nel quale lo si balla.